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LA SECONDA GUERRA ANGLO-AFGHANA
Gli afghani riuscirono a sconfiggere gli inglesi nella prima guerra anglo-afghana ma tra il 1878 e il 1880 scoppiò un nuovo sanguinoso conflitto.
I protagonisti non furono esattamente gli stessi. Nel 1857 la East India Company venne liquidata e il governo britannico prese direttamente il controllo dell’India, creando il cosiddetto Raj Britannico. In Afghanistan, invece, era salito al potere Ali Khan, un altro figlio di Dost Mohammed.
Il casus belli venne offerto dai russi. Mosca, infatti, aveva inviato un proprio delegato a Kabul, per tentare di portarla nella propria sfera di influenza.
Anche in questo caso gli inglesi avanzarono rapidamente e imposero le proprie condizioni con il trattato di Gandamak. L’Afghanistan, oltre a cedere alcuni territori, perdette di fatto il controllo della propria politica estera, accettando anche la presenza di un rappresentante inglese a Kabul.
L’Afghanistan perse la sua indipendenza, anche se, dopo una rivolta, gli inglesi rinunciarono alla presenza di un proprio rappresentante.
L’EMIRO DI FERRO
Fra il 1880 e il 1901 l’emirato fu in mano ad Abdur Ramahn Khan, l’Emiro di ferro, un altro esponente della dinastia Barakazai a cui apparteneva Dost Mohammad.
Di fatto venne scelto dagli inglesi e aveva le mani legate per quanto riguardava la politica estera, ma era autonomo per quanto concerneva gli affari interni. In questo periodo accaddero alcuni avvenimenti che hanno pesanti ripercussioni ancora oggi. Per parlarne è necessario spiegare quali etnie abitano l’Afghanistan.
I PASHTUN E LA LINEA DURAND

Oggi il gruppo più numeroso è rappresentato dai Pashtun, circa due quinti della popolazione. Prevalentemente sunniti parlano una lingua di origine iranica. Sono divisi in due grandi gruppi, i Durrani e i Ghilzay.
Nel 1893 venne deciso il confine con il Raj Britannico, lungo la cosiddetta “Durand line”, che ancora oggi rappresenta il confine con il Pakistan. La linea divideva in due la popolazione Pashtun, lasciandone una buona fetta all’interno dell’Impero Britannico.
La natura di questo confine ha un’importante conseguenza nei conflitti più recenti. I talebani, infatti, sono di etnia Pashtun e nel momento in cui riescono ad attraversare il confine si trovano in una terra che, di fatto, non per loro straniera. La frontiera è facilmente attraversabile, per via della natura impervia del territorio e per la scarsa volontà del Pakistan di controllarla. Così i talebani hanno posto oltreconfine loro basi e possono ritirarsi quando vogliono, senza che i nemici possano inseguirli.
GLI HAZARA

Oltre ai Pashtun, però vi sono molte altre etnie. Circa un quarto è rappresentato dai Tagiki, anch’essi sunniti e con una lingua che è una variante del persiano. Poco meno di un decimo della popolazione è invece di etnia uzbeka, popolazione che parla una lingua turca.
Un altro decimo circa della popolazione è composto dagli Hazara, molto diversi dagli altri gruppi. Sono facilmente riconoscibili per i loro tratti somatici, dato che hanno un naso schiacciato ed occhi a mandorla. La loro lingua, una variante del persiano, è ricca di parole turche e mongole. Fra di essi è particolarmente diffuso l’islam sciita, mentre fra gli altri gruppi c’è una netta prevalenza di sunniti.
LE PERSECUZIONI CONRO GLI HAZARA
Gli Hazara avevano una notevole indipendenza, finché Abdur Ramahn non riuscì a sottometterli proclamando il jihad contro gli infedeli sciiti. Molti Hazara vennero uccisi, persero i propri beni, furono costretti a fuggire o ridotti in schiavitù. Si calcola che in questo periodo la popolazione hazara in Afghanistan venne più che dimezzata.
Persecuzioni e massacri contro gli Hazara ripresero sotto il regime dei talebani. Venne colpita molto duramente la comunità dalla valle di Bamiyan, centro culturale degli hazara. Qui, nel marzo del 2001, vennero anche distrutte due gigantesche statue di Buddha scolpite nella montagna costruite nel periodo preislamico. Gli Hazara avevano ottenuto la parità dei diritti con il nuovo governo, ma con il regime dei talebani è ritornato il timore di nuove persecuzioni.