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La “trinità mediterranea”
Quali alimenti sono tipici della dieta mediterranea?
Fanno parte della dieta mediterranea tutta una serie di alimenti che non sono assolutamente provenienti dal bacino del Mediterraneo.
Classico esempio quello dei prodotti “americani” come pomodoro o peperoncino, o degli agrumi, introdotti dagli arabi.
Sono indubbiamente invece originari del Mediterraneo tre prodotti che sono pilastri della dieta: grano, vino e olio.
Pane, olio e vino: la trinità della vita della Dieta mediterranea

Questi rappresentano indubbiamente alimenti diffusi sin dall’antichità nelle regioni che si affacciano sul Mediterraneo. Ma, ancora nella prima metà del Novecento, queste non si trovavano certo sulle tavole dei ceti popolari, ma piuttosto su quelle dei ceti benestanti.
Prendiamo, ad esempio, l’alimentazione dei contadini del Mezzogiorno nel XIX secolo.
L’olio non era certamente il condimento più diffuso mentre era diffusissimo il grasso di maiale.
L’olio prodotto in zone come la Puglia e la Sicilia era di pessima qualità.
Solo una parte piccola, dunque preziosa e riservata a chi poteva permetterselo, era destinata all’uso alimentare, mentre il grosso veniva utilizzato per la fabbricazione del sapone.
Anche il vino era destinato ai pochi che potevano permetterselo, mentre i contadini si accontentavano di bevande fatte con le vinacce e gli scarti.
Il pane era l’alimento base, ma non era certamente fatto di grano.
Il pane bianco, di frumento, fatto con una farina estremamente raffinata, come quello che mangiamo oggi, era anch’esso un cibo per ricchi.
In Calabria una signora era considerata come una “Dama di pane bianco”.
I poveri invece si accontentavano di un pane nero, fatto in diversi modi.
Si utilizzavano farine di orzo, mais, segale, avena, ghiande, castagne o lenticchie.
Insomma, qualsiasi ingrediente era buono per fare il pane, tranne il frumento.
Insomma oggi potremmo essere portati a pensare che il grano sia un alimento povero. Tutt’altro, il grano era un cibo da ricchi.
Ed infatti il suo consumo è cresciuto con il benessere, mentre è diminuito quello di altri cereali.

Per ragioni di tempo e spazio ci siamo limitati ad alcuni esempi.
Per chi desiderasse approfondire, i libri dell’antropologo Vito Teti sono una vera autorità in materia.
Il colore del cibo. Geografia mito e realtà dell’alimentazione mediterranea
La dieta mediterranea: mito, realtà, invenzione
Riassumendo la questione il professor Teti ci dice che:
“Il modello attuale della dieta mediterranea non corrisponde alla realtà storica di nessuna area geografica del Mediterraneo.”
Ci si potrebbe chiedere allora se questa rappresenti un ideale a cui tendere, un sogno per i poveri e una realtà solo per chi se lo può permettere?
Anche in questo caso è difficile dire che sia così.
La dieta mediterranea è l’aspirazione delle classi povere e mentre non è inseguita dalle classi abbienti che puntano all’eccesso e alla sregolatezza.
La grassezza non era assolutamente un valore negativo. La carne, grande assente della dieta contadina era uno status symbol per chi poteva permettersela.
Così, anche una volta arrivato il benessere anche per quelle popolazioni, queste non andarono certo verso quell’ideale, che non avevano, di equilibrio.
Così si diffusero consumi di dolci, zucchero e grassi animali.
È soprattutto importante evitare di semplificare e di farsi prendere dalla nostalgia dei bei tempi andati. I nostri antenati non vivevano in una sorta di paradiso terrestre, la realtà quotidiana era spesso quella della fame.
Ancel Keys e gli studi sulla dieta mediterranea

Se la dieta Mediterranea non corrisponde a nessuna realtà storica, perché se ne parla?
L’inventore dell’espressione è Ancel Keys, un nutrizionista americano.
Nato nel 1904 in Colorado durante la Seconda Guerra Mondiale aveva creato la “razione K”, ovvero la razione giornaliera dei soldati americani.
Keys, nel dopoguerra, scoprì che alcune popolazioni del Mediterraneo, nonostante facessero la fame, non soffrivano di patologie coronariche e non avevano problemi di colesterolo, a differenza di quanto avveniva fra i ricchi e ben nutriti nordamericani.
Keys era un nutrizionista e il suo scopo non era quello di documentare cosa mangiavano determinati popoli, ma quello di studiare la correlazione fra alimentazione e salute.
Il modello alimentare proposto, ovvero sostituire la carne con pesce e proteine vegetali, non era dunque corrispondente a ciò che aveva visto concretamente nei luoghi studiati.
D’altronde i popoli mediterranei non erano più sani degli americani.
Facevano la fame, e con questa venivano tutta una serie di patologie collegate, ma non era così per altre malattie, che, invece, erano legate al benessere.
Possiamo insomma sintetizzare che si trattava di applicare le scoperte ad una società ricca.
Non copiare un regime alimentare, ma di crearne uno nuovo, che sfruttasse i benefici dei due modelli, per evitare tanto le patologie della ricchezza, quanto quelle della povertà.
Keys: Storia della dieta mediterranea nel mezzogiorno
Negli anni ’50 il Mezzogiorno viveva ancora una situazione drammatica dal punto di vista dell’alimentazione.
Il problema era la fame, non l’equilibrio.
Inchiesta alimentare a Rofrano (1955)
A partire dagli anni Sessanta, però, ci si appropriò della dieta Mediterranea facendola diventare uno strumento per promuovere la cucina e i prodotti italiani.
Dimenticandosi due dati fondamentali: che lo studio di Keys non riguardava solo l’Italia e che non si trattava della fotografia di un contesto reale. Il successo del concetto di dieta Mediterranea si deve anche all’intuizione che questo poteva essere un utile mezzo per promuovere determinati prodotti.
Il riconoscimento dell’UNESCO rappresenta sicuramente l’apice di questo processo.
Fu dedicato a Keys anche un museo a Pioppi, località cilentana, nella quale Keys ha vissuto per oltre quarant’anni e che ha voluto celebrare la figura del nutrizionista americano e il suo modello alimentare.
Museo vivente della Dieta Mediterranea
D’altronde la vita di Keys sembra essere la controprova della bontà dei suoi studi. Si trasferì nel Cilento, dove festeggiò il suo centesimo compleanno, per poi morire negli Stati Uniti alla veneranda età di 101 anni.
Conclusione
Ritorniamo a Wikipedia, questa volta nella sua versione inglese. Questa ci avverte che:
This article is about the dietary recommendation that became popular in the 1990s. For food of the areas around the Mediterranean Sea, see Mediterranean cuisine.
Non vogliamo dunque mettere in discussine il valore della Dieta Mediterranea dal punto di vista nutrizionale.
Bisogna però stare attenti a non confondere i piani e ricordarsi che, come dice il prof. Grandi
Gli italiani non hanno mai seguito la dieta Mediterranea
Ma il fatto che si tratti di un’invenzione moderna non toglie nulla alla bontà del modello.
Si possono, insomma, fare prodotti di qualità senza doversi abbandonare alla retorica.
Bibliografia e fonti
Fondazione Veronesi, Dieta Mediterranea, una piramide di salute, 2011
Istituto Luce, Inchiesta Alimentare a Rofrano, 1955
Istituto nazionale di Statistica, Sommario di statistiche storiche 1861-1975, Roma, ISTAT, 1976
Marketing10, La Dieta Mediterranea diventa un brand, 2021
Museo vivente della Dieta Mediterranea, Home page
Niola, Marino, Pane, olio e vino: la trinità della vita della Dieta mediterranea, Repubblica, 2019
Ritals la web-serie, Ritals – S02 – Ep.02 – La cucina, 2017
Treccani channel, Patrimoni dell’UNESCO – La dieta mediterranea, 2018
UNESCO Intangible cultural heritage, Mediterranean diet, 2013
UNESCO Italia, Dieta Mediterranea, 2010
Wikipedia (English), Mediterranean Diet
Wikipedia (Italiano), Dieta Mediterranea