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I legami fra i soldati

Nel corso della guerra si rafforzarono i legami fra compagni d’armi. Il cameratismo nacque soprattutto dalla condivisone degli stessi altissimi rischi e delle stesse fatiche.

Una grande testimonianza di questo fatto si può trovare nel romanzo di Erich Maria RemarqueNiente di nuovo sul fronte occidentale” nel quale vengono descritti i fortissimi legami che nascono fra il protagonista Paul, studente liceale, ed altri soldati della sua squadra di estrazioni sociali completamente diverse.

Anche le poesie di Giuseppe Ungaretti, come “Fratelli” o “San Martino del Carso” raccontano gli stretti legami fra il poeta-soldato e i suoi commilitoni.

Dopo la guerra questi legami permisero la creazione di numerose associazioni di ex combattenti che mantennero i rapporti fra i soldati dopo la fine del conflitto.

La “fraternizzazione con il nemico”

Nel corso della Guerra vi furono diversi episodi di fraternizzazione fra soldati nemici. L’episodio più famoso fu quello della “tregua di Natale”.
Nel Natale del 1914 in diversi punti del fronte soldati tedeschi, inglesi e francesi stabilirono una tregua e si incontrarono nella terra di nessuno.
La vicenda venne raccontata nel film Joyeux Noël, del 2005.

Vi furono anche altri casi di tregue spontanee nel corso della guerra, in occasione di giorni particolari o per poter raccogliere morti e feriti.
Inoltre fra i soldati spesso si evitava di colpire uomini che si trovavano allo scoperto in periodi in cui non si combatteva. Un esempio di questo comportamento venne raccontato, ad esempio, da Benito Mussolini.

Gli imboscati

Fra i soldati era diffuso l’odio per gli “imboscati”, ovvero coloro che non condividevano i loro stessi rischi.
Questo concetto era estremante elastico: per esempio fra i fanti impegnati nelle zone più calde erano imboscati quelli impiegati in zone relativamente più tranquille, per tutti i fanti erano imboscati gli artiglieri, per coloro che si trovavano nelle zone delle operazioni erano imboscati coloro che si trovavano nelle retrovie e per l’intero esercito erano imboscati coloro che avevano ottenuto l’esonero dal servizio militare.

I fanti italiani dividevano i loro compatrioti in quattro categorie: i fessi, che combattevano in prima linea; i fissi, presso i comandi; gli italiani, nelle retrovie; gli italianissimi all’interno del paese.

Una grande guerra contadina

A combattere erano soprattutto i contadini, mentre molti operai venivano esonerati dal servizio, dato che erano necessari per far funzionare le grandi industrie.
Secondo il giornalista Giovanni Prezzolini l’odio per gli imboscati non derivava tanto da un sentimento di giustizia offeso verso coloro che non collaboravano alla guerra, ma dal desiderio di ripartire equamente i rischi.
Per esempio, infatti, nonostante gli operai e gli impiegati delle grandi industrie fossero realmente fondamentali per la vittoria questo era difficilmente comprensibile dai soldati.

La fanteria era effettivamente il corpo d’armata più pericoloso, come si evince da uno studio fatto sui soldati italiani nel giugno del 1917.
Il numero di caduti in rapporto ai mobilitati, fra i fanti, era di 10 volte maggiore rispetto al numero degli artiglieri, della cavalleria o del genio e 100 volte più dei servizi.

FONTI:

  • Lussu, Emilio, Un anno sull’altipiano, Torino, Einaudi, 2014.
  • Melograni, Piero, Storia politica della Grande Guerra. 1915-1918, Milano, Mondadori 2014.
  • Remarque, Erich Maria, Niente di nuovo sul fronte occidentale, traduzione di Wolfgango Della Croce e Stefano Jacini, Vicenza, Neri Pozza Editore, 2018.
  • Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia, 2005, regia di Christian Carion.

Di Riccardo Bernabei

Riccardo Bernabei è uno storico laureatosi in Scienze Storiche all'Università La Sapienza di Roma. Innamorato della storia e delle sue innumerevoli sfaccettature è autore di numerosi articoli storici su History Facts e non solo!

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