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Benito Mussolini emerse nella scena politica durante il congresso di Reggio Emilia del Partito Socialista italiano nel 1912.

La carriera politica di Mussolini e la sua ascesa come leader politico e carismatico andò di pari passo con quella giornalistica tanto da diventare il direttore dell’Avanti!, celebre giornale socialista.

Tuttavia a seguito del suo cambio di posizione a favore dell’interventismo durante la prima guerra mondiale, Mussolini fu ripudiato dall’ala socialista fortemente neutralista e il suo percorso politico, complice anche lo scoppio della guerra, si interruppe bruscamente.

Mussolini fonda il movimento dei fasci italiani di combattimento

Mussolini, approfittando del malcontento generale dovuto alla “vittoria mutilata” derivata dalla prima guerra mondiale e alla condizione di difficoltà in cui versava l’Italia nell’immediato dopoguerra riuscì a ritagliarsi un nuovo spazio politico arrivando a fondare il movimento dei fasci italiani di combattimento.

Il 23 marzo 1919, nell'”adunata di piazza San Sepolcro“, a Milano, Mussolini fondò dunque i Fasci Italiani di combattimento.
Nella sua fase iniziale il movimento fu dunque il punto di riferimento per ex combattenti, che stentavano a inserirsi nella società o si sentivano offesi dalla politica estera italiana.

23 marzo 1919, Mussolini fonda i Fasci di Combattimento a Milano: 100 anni  fa l'inizio del fascismo (che nostalgia) - EtruriaNews

Mussolini per ridurre il consenso dei socialisti fra le masse popolari, inserì attraverso i fasci italiani di combattimento alcune rivendicazioni democratiche: il suffraggio universale maschile e femminile, il passaggio dalla monarchia alla repubblica, la riduzione della giornata di lavoro a otto ore, la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese e un sistema fiscale più equo.

In occasione dello sciopero generale del 15 aprile 1919, a Milano, fu chiara la collocazione dei Fasci italiani di combattimento in funzione antisocialista.
In quell’occasione infatti una squadra di fascisti incendiò la sede dell’Avanti!”, il giornale del PSI di cui Mussolini era stato Direttore durante la sua parentesi socialista.

Nelle elezioni politiche del 1919, tuttavia, il movimento raccolse solo poche migliaia di voti.

Elezioni del 1919: una nuova legge elettorale mina la stabilità governativa

Frosinone e Cassino nelle elezioni del 1919 | www.linchiestaquotidiano.it

Durante il governo Orlando (1918) fu approvata una nuova legge elettorale.

Il suffragio fu allargato: il voto fu dunque consentito a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni di età.
Inoltre, fu introdotto il sistema proporzionale, in modo che fosse garantita la rappresentanza parlamentare anche alle liste che, pur minoritarie, avessero raccolto un consenso significativo.

Le nuove ondate di elettori, create dall’estensione del suffragio, penalizzarono i liberali e favorirono i partiti di massa, che videro crescere significativamente la loro presenza in parlamento, sconvolgendo la composizione della Camera.

L’Italia fu dunque guidata fino alla marcia su Roma del 1922 da governi basati su fragili alleanze tra popolari e liberali.

Il biennio rosso e l’occupazione delle fabbriche

La grave crisi economica del dopoguerra favorì una ripresa degli scontri sociali e politici.
Nel giugno 1919 iniziò un periodo di scioperi a catena.

Migliaia di lavoratori chiedevano infatti non solo aumenti salariali per compensare il carovita, ma anche il riconoscimento degli organi di rappresentanza dei lavoratori dentro le fabbriche, in poche parole una rappresentanza sindacale.

Accanto alla lotta nelle fabbriche non meno intensa fu la conflittualità nelle campagne.
Le lotte dei braccianti ottennero non solo aumenti salariali ma anche l’imponibile di manodopera con l’assunzione dei lavoratori attraverso i sindacati.

Gli scioperi iniziati nel 1919 continuarono per tutto il 1920.
Il momento più alto della protesta si verificò durante il settembre 1920 quando tutte le maggiori fabbriche del centronord, soprattutto a Torino, Milano e Genova, furono occupate da circa mezzo milione di operai.

Il governo Giolitti non riuscirà a fermare l’ascesa del fascismo

Cent'anni orsono l'ultimo Governo Giolitti. Un anniversario ignorato anche  dalla Provincia che guidò per vent'anni - Lavocedialba.it

Nel giugno 1920, Giolitti, ormai molto anziano, fu richiamato in carica per risolvere la difficile situazione.
In particolare in politica interna Giolitti si trovò a fronteggiare le tensioni sociali prodotte dalle occupazioni delle fabbriche.

Alla fine, fu siglato un accordo tra le parti che prevedeva aumenti salariali e l’approvazione di un disegno di legge riguardante il controllo della produzione da parte degli operai.
La fine dell’occupazione delle fabbriche segnò anche l’inizio di una nuova fase: quella dell’avvento del fascismo.

Bibliografia e fonti

  • Riassunto tratto da Armocida, P., & Salassa, A. G. (2012). Storia Link – volume 3. Milano-Torino: Pearson-Italia.
  • Gentile, E. (2008). Fascismo. Storia e interpretazione. Bologna: Laterza Editore.
  • Foto prese da internet

Di Leonardo Vilona

Mi chiamo Leonardo Vilona, ho 26 anni e sono un docente di scuola secondaria. Sono laureato triennale in Storia, Antropologia e Religioni. Titolo di laurea conseguito all’Università La Sapienza di Roma nel 2019. Sono laureato magistrale in Scienze Storiche. Medioevo, età moderna, età contemporanea. Titolo di laurea conseguito all'Università La Sapienza di Roma nel 2021 con votazioni di 110/110. Sono un appassionato di storia, attualità, letteratura, politica, sport e di esport, nel tempo libero inoltre mi dedico al gioco degli scacchi e al tennistavolo. Se volete mandarmi un messaggio privato inviate una mail a: leonardo.vilona@gmail.com

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