L’ultimo atto del nostro percorso sulla rivoluzione russa passa attraverso il comunismo di guerra e la Nuova Politica Economica, meglio conosciuta come NEP.
Comunismo di guerra

La riduzione della produzione agricola a causa del conflitto mondiale e della guerra civile, che sottraevano braccia e cavalli al lavoro dei campi, e l’interruzione dei trasporti a causa della mancanza del carbone del Donec crearono enormi difficoltà all’approvvigionamento delle città, dove aumentarono la fame e la disoccupazione.
Di fronte a questa situazione, i bolscevichi reagirono con il “comunismo di guerra”.
Per alimentare le città e i soldati dell’Armata rossa, adottarono il sistema delle requisizioni forzate di prodotti alimentari nelle campagne, che provocarono centinaia di insurrezioni contadine.
Per assicurare una maggiore efficienza produttiva, inoltre, il governo bolscevico esercitò un rigidissimo controllo sui lavoratori.
Nel febbraio del 1921, a Pietrogrado e Mosca scoppiarono diversi scioperi spontanei, che furono repressi con l’intervento dell’esercito.
Kronstadt: una storica rivolta

Il momento di massima tensione fra governo bolscevico e masse popolari fu rappresentato dalla rivolta di Kronstadt, piccola isola a ovest di Pietrogrado e principale base navale russa nel Baltico.
Il 1° marzo 1921, i marinai e i soldati di Kronstadt si riunirono in assemblea per esprimere solidarietà nei confronti delle masse operaie di Pietrogrado.
Alla fine dell’assemblea votarono una risoluzione in 15 punti che divenne poi la “carta” di una rivolta contro il governo e contro il “comunismo di guerra”.
Il 7 marzo l’Armata rossa attaccò Kronstadt e tra il 17 e il 19 marzo i bolscevichi, a prezzo di molte perdite, riuscirono a penetrare nella base e ad arrestare gli insorti, molti dei quali furono fucilati senza processo oppure deportati.
All’interno del partito si aprì un dibattito sulla politica economica da seguire proprio negli stessi giorni di Kronstadt e si svolse anche il X congresso del PCUS.
Nuova politica economica

Dopo essere stato uno dei maggiori sostenitori del “comunismo di guerra”, Lenin mutò linea, diventato un acceso fautore della Nuova politica economica.
Il punto centrale della Nep fu l’abolizione delle requisizioni forzate. Al loro posto fu introdotto un contributo fisso di derrate, che, una volta versato, lasciava agli agricoltori la piena disponibilità delle eccedenze.
Questo sistema, non solo riattivò gli scambi e rifornì i mercati urbani di beni alimentari, ma arricchì anche un nuovo ceto di borghesia commerciale, i cosiddetti nepmany e i kulaki (contadini agiati).
Anche nell’industria e nel commercio si reintrodussero alcuni meccanismi del sistema capitalistico.
Una nuova direzione

Il 6 luglio 1923 fu emanata la nuova Costituzione, che entrò in vigore nel 1924.
Lo stato sovietico assunse la forma di una federazione di repubbliche. Il potere fu apparentemente affidato al congresso dei soviet dell’unione.
La Costituzione, infatti, ammetteva l’esistenza di un solo partito, quello comunista, e affidava al Politburo, l’organo direttivo supremo del Partito comunista dell’Urss, il ruolo di guida della nazione.