Nel periodo compreso tra il 1914 e il 1917, in piena prima guerra mondiale, si assistette a scioperi di interi battaglioni e a fraternizzazioni con il nemico.
Particolarmente grave era poi il vertiginoso aumento dei prezzi causato dalla diminuzione della produzione per l’invio al fronte di milioni di contadini, e dall’inefficienza dei trasporti.
Le continue sconfitte dell’esercito, gli alti prezzi dei generi alimentari, in molti casi la fame, innescarono a Pietrogrado (vecchio nome di San Pietroburgo) una serie di scioperi spontanei, che il 25 febbraio divennero uno sciopero generale contro l’autocrazia zarista.
Gli scioperanti, per coordinare le azioni di lotta, elessero un “Consiglio degli operai e dei soldati”, che procedette all’arresto dei ministro dello zar: la rivolta si era trasformata in rivoluzione.
Il governo provvisorio impone l’abdicazione dello Zar

Il 27 febbraio, i rappresentanti della borghesia e dell’aristocrazia liberale riuniti nella Duma decisero di costituire un governo provvisorio. A presiederlo fu nominato un grande proprietario terriero, il principe Georgij L’vov, favorevole a una monarchia costituzionale.
Unico rappresentante di sinistra fu Aleksandr Kerenskij, un socialrivoluzionario al quale furono affidati il ministero della Giustizia e compiti di collegamento con il soviet, di cui era membro.
Il primo atto del governo provvisorio fu di chiedere allo zar di abdicare a favore di suo fratello, il granduca Michele.
Il 2 marzo lo Zar Nicola II abdicò ma il granduca Michele rifiutò la corona chiedendo che gli fosse consegnata da un’Assemblea costituente e non da un governo provvisorio.
La dinastia dei Romanov uscì così di scena e la Russia si trasformò in un repubblica.
Una Russia divisa tra due poteri

Con la caduta dello zarismo era necessario stabilire innanzitutto chi detenesse la sovranità.
Il governo provvisorio puntava ad allineare la Russia agli altri paesi europei grazie a un regime costituzionale parlamentare, senza sbocchi di tipo socialista.
L’altra parte del potere era invece nelle mani dei soviet.
Nell’arco di pochi mesi, i soviet si diffusero in tutto il paese. Poichè si consideravano espressione diretta della volontà popolare, ritenevano di avere il diritto di esercitare il controllo su tutti gli atti del governo e di dichiararli senza valore se fossero stati in contrasto con gli interessi popolari.