Aldo Moro si sarebbe potuto salvare.
Romano Prodi dopo una “seduta spiritica” aveva indicato agli inquirenti una direzione.
“Gradoli”.
L’incidente di Gradoli
La Polizia devastò il paese del viterbese, cercò Moro ovunque creando scompiglio e disordine tra la cittadinanza.
Una furia cieca quella della Polizia che scatenò un’onda di sdegno nell’opinione pubblica.
Quando invece gli inquirenti furono di fronte all’appartamento di via Gradoli, qui a Roma, cioè il luogo dove venne tenuto prigioniero realmente Aldo Moro, non si preoccuparono nemmeno di verificare cosa ci fosse oltre quella porta.
Aldo Moro viene tenuto prigioniero a Via Gradoli
Gli inquirenti furono a un passo dal salvare Aldo Moro che fu ucciso dalle Brigate Rosse il 9 maggio 1978.
Si dice che della morte di Moro tutti ricordino perfettamente ogni momento a partire dagli istanti della sua prigionia, della sua sofferenza, un po’ come per il disastro di Chernobyl o per l’attentato dell’11 settembre.
Morte di Aldo Moro
La morte di Moro ha segnato un solco profondo nella storia della nostra Repubblica, ha gettato le basi per quella che verrà ricordata come l’epoca degli attentati e dei misteri Italiani.
Un omicidio che mise fine alla “Lunga notte della Repubblica”, i 55 giorni più duri dell’età Repubblicana dal dopoguerra.
Aldo Moro non è mai stato tenuto prigioniero a Via Gradoli. E sulla storia del rastrellamento a tappeto che sarebbe stata fatta a Gradoli (VT) è piena di refusi. Si è sempre sostenuto che fu data ampia pubblicità a quella operazione in tv, per dar modo alle BR di spostarsi da via Gradoli. In realtà in TV non è stato passato nulla, le immagini di repertorio con la polizia che batte a tappeto tutte le case, sono state passate in televisione, mesi dopo la morte dello statista. Forse qualcosa è stato passato a livello d televisione locale, ma non detto che le BR ne fossero venute a conoscenza.
Ciao Giorgio, grazie per aver commentato!
La fonte che ho usato per scrivere questo articolo è un libro di Gustavo Selva ed Eugenio Marcucci che si intitola “Aldo Moro. Quei terribili 55 giorni.” e che racconta proprio della questione del “covo” di Via Gradoli e della prigionia di Moro.
Tutti i riferimenti in merito al luogo carcerario di Moro sono riferiti proprio a Via Gradoli 96 a Roma.
Al più personalmente potrei avere forti dubbi sul modo con cui è uscito fuori il nome “Gradoli” e cioè la seduta spiritica che mi pare un modo alquanto curioso
per evitare di citare la fonte ed è altrettanto curioso che una informazione così importante sia stata recepita dagli investigatori sulle basi di una fonte così labile.
Sul discorso televisivo rispetto all’operazione da parte della polizia nella città di Gradoli mi dovrei informare perchè io ricordo che questa “distruzione” provocò sdegno tra l’opinione pubblica e quindi mi viene da pensare che sia stato dato ampio risalto alla vicenda anche sui quotidiani nazionali piuttosto che magari sulle televisioni nazionali.
Ti ringrazio molto per il commento perchè ho preso alcuni spunti per approfondire questo aspetto del rapimento Moro magari anche su un prossimo articolo.
Il discorso sulla seduta spiritica è semplicissimo da spiegare. Prodi, all’epoca professore di economia all’università di Bologna, entra in contatto con qualche studente che gravitava intorno alla autonomia bolognese. Questo studente gli fa la soffiata e Prodi, per nascondere la fonte, si inventa la storia della seduta spiritica (ti ricordo che a quella seduta erano presenti anche altri due futuri ministri della repubblica Cloe e Baldassarri con le rispettive consorti e tutti nei processi e in commissione stragi hanno confermato la storia della seduta). Non condannerei prodi perché cercò di proteggere la sua fonte. Peraltro penso anche che chiunque abbia fatto la soffiata fosse qualcuno molto esterno alle BR, che aveva a sua volta aveva ricevuto confidenze da persone che a loro volta avevano ricevuto altre confidenze. Cosi, come spesso accade in queste circostanze, di soffiata in soffiata, il contenuto era cambiato al punto che, in quello che giunge a Prodi, si intenda veramente il paesino di Gradoli. Infatti di tutta questa storia esiste un appunto che Prodi consegna a Umberto Cavina (Esponente della DC vicino Zaccagnini) il quale lo consegna a Zanda Loi che informa le forze dell’ordine, quell’appunto depositato in commissione stragi, riportava diverse informazioni tipo (vado a braccio) “strada statale Bolsena” “Acqua” “Gradoli”, quindi senza ombra di dubbio ci si riferiva a Gradoli, il paesino vicino al lago di Bolsena. Peraltro l’appunto riportava altre informazioni come “Casa Giovoni…non mi ricordo quale via…Milano” (o qualcosa del genere) e nessuno si è mai preoccupato di andare a vedere se anche per quella casa Giovoni (che mi pare fosse un ostello frequentato da giovani dell’autonomia, ma potrei ricordarmi male), partirono le perquisizioni e, qualora fossero partite, se fosse stato dato lo stesso risalto mediatico che fu dato al rastrellamento del paese, avrebbe avuto senso!
La cosa che mi ha dato particolarmente fastidio di tutta questa storia è la strumentalizzazione che ne è stata fatta, il particolare il senatore Guzzanti (lo ricordo in una puntata di porta a porta), in veste di presidente della commissione Mitrokhin (commissione che si concluse in fretta e furia senza neanche una relazione finale condivisa), il quale se ne usci, alla vigilia delle elezioni nel pieno di una campagna elettorale fatta anche di questi colpi bassi, con la stupidaggine che Prodi sapeva dove fosse nascosto Moro e tacque. Ma come? fu proprio Prodi che diede uno dei contributi più importanti alla ricerca dello statista, sono altri che non hanno saputo valorizzare quel contributo.
Quanto al covo di Gradoli Leo, tanto per sfrondare il caso Moro da alcuni false piste, che alla fine hanno avuto solo l’obiettivo di spostare l’attenzione della pubblicistica su aspetti marginali, confesso che anche io per anni ho pensato che fosse impossibile che le BR non avessero colto il messaggio, e all’indomani del rastrellamento del paesino in provincia di Viterbo, non si fossero spostati da via Gradoli. Ovviamente avendo vissuto quei giorni ero convinto di aver visto, quel giorno stesso, in televisione, un ampio resoconto dell’episodio il. Certo se fosse andata cosi, la vicenda avrebbe avuto contorni molto più misteriosi, ma non è andata cosi. E su questa cosa mi ci ha fatto riflettere un, chiamiamolo “nostro amico scacchista comune”, il “maestro” Valdimiro Satta (gioca allo Steinitz), che in una lungo carteggio, mi ha fatto notare (ed ho verificato) che non ci fu alcuna trasmissione e, quello che mi ricordavo io, tutti quei servizi televisivi, in realtà li ho visti in una data successiva alla morte di Moro, perché il grande risalto mediatico fu dato successivamente alla sua morte.
In effetti non ho letto il libro di Selva (o forse si, ormai non li conto più), e dal trentennale del 9 maggio 2008, che non trovo più utile comprare e leggere libri su quella storia, pero ho seguito la vicenda per 40 anni e letto tutte le sentenze (vissute tutte in tempo reale). Il mio post Leo era solo per testare l’interesse (è stata mia moglie mi ha parlato dell’apertura di questo blog), io per tantissimi anni ho seguito questa e tutte le vicende buie della storia repubblicana, le ho seguite avendo scrupoli di controllare le fonti e le opinioni, riconoscendo spesso chi voleva dare un genuino contributo di verità e chi invece aveva il solo scopo di renderla più torbida. Adesso sono anni che seguo svogliatamente gli sviluppi. Ogni anniversario della morte dello statista, vengono riciclate notizie, fatte passare come nuove rivelazioni: oggi si parla dei rapporti del colonnello Giovannone da Beirut, ieri della presenza di Salvatore Nirta il 16 marzo a via fani. Tutte cose che ,credimi, sono note sin dalla prima commissione Moro.
Però vedo che te sei interessato, e mi piace questa curiosità, è importante che qualche giovane come te tenga in vita la memoria, a casa ho tantissimi libri che ti presterei volentieri, e se lo dovessi ritrovare, dovrei avere anche un discreto archivio giornalistico, sentenze etc. (difficile che lo ritrovi), se ti va è a disposizione. Cosi come penso che per il comitato squadre di OS, Francesco e io dovremo passare la mano ai giovani (te sei uno di quelli), lo stesso penso che debba essere qualcun’altro a prendersi cura della memoria della repubblica, meglio se giovane
Lo zio di un amico di mio padre era il prete predisposto per i colloqui spirituali con Aldo Moro durante la sua prigionia. Non sò quanto possa essere fruttuosa questa informazione.
Che ne pensi del complotto di Moro ucciso per ragioni di Stato?