Ho letto tanto, forse troppo sulla strage di Ustica, sentenze, libri, documenti, ascoltato documentari, ricostruzioni storiche e interviste.
Sono giunto alla conclusione che, della Strage di Ustica, io non ci abbia capito assolutamente nulla.
I punti oscuri sono infiniti, le anomalie impressionanti, addirittura anche molto recenti come nel caso di Mario Ciancarella che è stato reintegrato dalla Pinotti a seguito della scoperta di una firma falsa, apposta da un soggetto esterno, sul decreto di espulsione dell’ex Capitano dell’Aeronautica per conto di Pertini (!!!).
Penso tuttavia che il DC-9 dell’ITAVIA si sia inabissato dopo essere stato colpito da un missile aria-aria a seguito di un dogfight tra caccia NATO e aerei militari libici.
Sono passati quasi 40 anni da quel terribile 27 giugno 1980, le 81 vittime, 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio gridano ancora giustizia, così come i familiari e tutti quelli che hanno contribuito in questi anni a far emergere la verità.
Una verità sepolta, insabbiata fin dal primo istante, che ha visto evolversi grottescamente il discorso delle morti sospette, alcune davvero clamorose, i radar non funzionanti e le registrazioni audio tagliate, il mig libico rinvenuto sulla Sila…
Tutta una coincidenza dicono le sentenze che però lasciano ancora gran parte dei fascicoli aperti in attesa di possibili revisioni.
Le famiglie delle vittime si sono costituite in associazione e stanno continuando a portare avanti la battaglia per la verità senza sosta.
Il museo dedicato alla strage di Ustica aperto a Bologna è solo un primo passo per testimoniare una pagina scura e misteriosa di una Repubblica che dovrebbe avere il diritto di poter dire la verità su quanto accaduto.
Simbolica la città di Bologna come sede della testimonianza museale della tragedia, poiché anche la città emiliana è, in qualche modo, collegata alla Strage di Ustica dallo scoppio della bomba alla stazione centrale che causò, il 2 agosto del 1980 ben 85 morti e circa 200 feriti.
Bologna è stata poi il luogo di partenza del DC-9 dell’ITAVIA che sarebbe poi dovuto atterrare a Palermo qualche ora più tardi per poi perdere i contatti radio con la torre di controllo di Ciampino e sparire dai radar in pochissimi drammatici secondi.