Nonostante il titolo possa sembra assolutamente scherzoso e provocatorio, il mio intento non è assolutamente quello di deridere un corpo, quello della polizia municipale, che quotidianamente è in prima linea per la sicurezza delle nostre città e strade. In Corea del Sud non ho trovato Vigili Urbani e questo è abbastanza indicativo del fatto che ho letteralmente cambiato mondo, cultura e tradizione. E’ stato un viaggio lunghissimo, fatto di scali, emozioni, sentimenti, parole e gesti. E’ stato il mio primo viaggio intercontinentale, inseguendo un sogno, quello degli Sport Elettronici che lentamente si sta concretizzando all’orizzonte con la nascita di realtà, di eventi e tornei sempre più grandi e di un movimento di atleti che si sta allargando a macchia d’olio ricoprendo l’intero pianeta.

Nella mia vita ammetto di aver viaggiato abbastanza, le stelline su google maps ne sono la prova, ma un’avventura così grande mai avrei pensato di poterla affrontare ad appena 21 anni. Devo ammettere che tante erano le incognite prima di affrontare questo lungo viaggio. Letteralmente da un giorno all’altro sono partito verso un mondo nuovo, lontano dalle certezze del mio paese e immerso in un territorio culturalmente sconosciuto quanto affascinante. La Corea del Sud ed in particolare la città di Busan è lontana 18 ore di volo, escludendo il lungo scalo ad Hong Kong, quasi un’intera giornata da passare in aereo, spaventoso quanto eccitante, dipende dai punti di vista. Prima di partire la mia conoscenza sui paesi asiatici si limitava ai libri, alla carta stampata e ai giornali, non conoscevo(conosco) la lingua di un popolo che non parla, per la maggior parte, nemmeno inglese non conoscevo, quasi totalmente, gli usi e i costumi di una nazione che negli ultimi 70 anni ne ha vissute tante, troppe. Sono partito con la consapevolezza di chi deve sapere stare a guardare, apprendere, memorizzare un mondo totalmente nuovo.
Giorno 0 – l’addio ai Vigili Urbani

Partiamo dal presupposto che prendere un intercity notte, nel 2017, è già di per se un’impresa sufficientemente importante da meritare un posto d’onore in questo mio viaggio al seguito della nazionale Fastweb in Corea del Sud. Il 5 novembre alle 23:00 si sale su un treno che in appena 8 ore ci ha portati (io, Giulio Cecinelli e Andrea Santi) a Milano, coincidenza per l’aeroporto di Malpensa presa per un pelo e poi attesa di qualche ora in aeroporto prima di imbarcarsi sul volo intercontinentale della Cathay Pacific. Come se il viaggio in treno notturno non fosse stato sufficientemente stancante, veniamo probabilmente scambiati per ricettatori di magliette e fermati dalla Polizia di Stato per un controllo prima ancora di arrivare al checkin, questo non ha abbattuto il morale azzurro che è restato alto in vista dell’imminente partenza.

Alle 12:30 il volo della Cathay Pacific con a bordo la spedizione azzurra della nazionale Fastweb 2017 è decollato da Milano Malpensa, direzione Hong Kong. Si sono abbandonate le certezze del Bel Paese, destinazione Asia.
Giorno 1: Un viaggio della speranza
Nonostante il viaggio aereo sia andato decisamente molto bene, senza alcun problema e favorito da una compagnia aerea davvero niente male per attenzione nei confronti del cliente da parte delle hostess, il vero e proprio dramma, o incubo, è iniziato qualche minuto dopo l’atterraggio ad Hong Kong.

Raggiunto il centro città la coltre di smog ha letteralmente distrutto ogni briciolo di forza rimasta al gruppo che non abituato all’elevata umidità della regione autonoma cinese ha sofferto terribilmente il caldo finendo per rifugiarsi in uno Starbucks per gran parte della giornata.

Devo ammettere che descrivere Hong Kong non è assolutamente facile, palazzi immensi e case diroccate si alternano con una frequenza disarmante, il lusso estremo che si ammira alla sinistra della visuale si annulla subito dopo, non appena gli occhi volgono a destra dove gli stessi grattacieli cadono letteralmente a pezzi. La coltre di smog che tiene stretta in una morsa la città più popolosa al mondo è letteralmente qualcosa di forte che ti attacca l’apparato respiratorio e se non si è abituati si rischiano, addirittura, anche malori.

Hong Kong è tutto un “sali e scendi”, pochi tratti pianeggianti e grandi strade si alternano a ripide salite e piccole strade che si fanno largo attraverso l’immensa distesa di grattacieli. Se non si è abituati al degrado, quello vero, non si può andare ad Hong Kong, dove blatte e topi “volano”, letteralmente, dagli stessi grattacieli che fino ad un attimo prima hai ammirato con stupore.

Se mi chiedessero di descrivere l’inferno, se mi chiedessero di dare un nome all’inferno, il mio pensiero e le mie parole sarebbero comuni: Hong Kong.

Al netto di tutto la città cinese è comunque gradevole per poche ore, poco apprezzata nel mio caso, anche per via della forte stanchezza accumulata nei giorni precedenti e per le 19 ore di scalo che sono state qualcosa di veramente interminabile. Gli stessi atleti hanno chiesto di tornare all’aeroporto e dopo un po di titubanza li ho seguiti, con il senno di poi credo di aver fatto la scelta giusta. Con l’ultimo volo della DragonAir Pacific abbandoniamo l’aeroporto di Hong Kong alle 2:35 del mattino successivo al nostro arrivo, stanchi, distrutti, sudati e puzzolenti di smog e fumo, direzione Busan ma le energie sono davvero poche.
Giorno 2: Orientamento

Alle 6:30 dell’8 novembre 2017, la spedizione azzurra è atterrata ufficialmente in Corea del Sud, siamo stati prelevati, puntualmente, dalla navetta della IeSF che ci ha portati al Crown Harbor Hotel sede logistica di tutte le formazioni partecipanti (36) a questo 9° eSports World Championship.

L’albergo è di appena 27 piani, sufficientemente elegante e curato nei dettagli, una vera oasi nel deserto se paragonata alle 40 ore di viaggio che abbiamo affrontato per arrivare a Busan. Tuttavia le stanze non sono ancora pronte, inaccettabile, considerando anche che dopo una traversata del genere e dopo che la IeSF e lo stesso albergo erano stati avvisati con mesi di anticipo del nostro arrivo alle 8 del mattino, ci sia stato negato il diritto al riposo. Agli atleti vengono finalmente date le stanze alle 11:00, allo Staff intorno alle 13:00, ancora un comportamento inaccettabile e una protesta formale da parte di Italian e-Sports Association sarebbe dovuta arrivare immediatamente alla IeSF (International e-Sports Federation), considerando che TUTTE le altre nazioni avevano ottenuto le proprie stanze. Nonostante questo bisogna ammettere che l’albergo è venuto incontro ad ogni nostra richiesta e il personale alla reception è stato sempre cordiale e puntuale.

Raggiunto il Busan Port International Passenger Terminal, dove al quinto piano è stata adibita una enorme sala da gioco con palco professionale e area da gioco per i tre tornei, abbiamo preso parte, in serata, all’orientamento del 9° eSports World Championship di Busan, un momento di grande emozione ed intensità dove le oltre 300 persone delle 36 delegazioni hanno dato vita ad uno spettacolo unico nel quale sono stati sorteggiati i gironi di League of legends, Counter Strike: Global Offensive e Tekken 7. Appuntamento al giorno successivo e finalmente, meritato riposo.
Giorno 3: Cerimonia di apertura e sfortuna Tekken
Ad aprire il primo giorno di gare è stata la cerimonia di apertura del 9° eSports World Championship di Busan come sempre coreografica e coinvolgente anche se vista e rivista in più anni e in più occasioni. Per l’Italia il portabandiera è stato Michele “Harry Potter” Scuppa, rappresentante di Tekken 7 della nazionale Fastweb 2017.

Proprio lui è stato il vero protagonista di questa prima giornata e dopo essere partito con due vittorie importanti contro India e Tunisia è letteralmente crollato finendo per essere sconfitto in sequenza da Romania (in un match drammatico e sfortunato, bisogna ammetterlo), Nuova Zelanda e Malesia. L’atleta azzurro ha dovuto abbandonare anzitempo la competizione e non è riuscito a centrare l’obbiettivo degli ottavi di finale concludendo al quinto posto il suo girone.

Dopo 10 ore di attesa la nazionale azzurra di Counter Strike: Global Offensive ha preso parte al 9° eSports World Championship, inaccettabile. Partiamo dal presupposto che i giocatori italiani sono stati CHIAMATI telefonicamente intorno alla mezzanotte del giorno precedente affinchè potessero essere pronti a prendere la prima navetta delle 7:30 del giorno successivo per recarsi alla sede di gioco. Sono stati fatti arrivare al Busan Port International Passenger Terminal e poi hanno dovuto attendere dieci infinite ore per poter giocare un solo incontro, quello con la Svezia. Anche qui è mancata una protesta ufficiale da parte della delegazione italiana nei confronti della IeSF.

Per quanto riguarda invece le postazioni un vero e proprio disastro con computer della Viewsync che avevano sì ottimi fps ma era presente un drop continuo durante i momenti di gioco più concitati, oltretutto il mouse di alcuni atleti, compreso quello dell’azzurro Pierpaolo “Pier” Fabbri aveva dei gravissimi problemi di latenza con il puntatore che si muoveva autonomamente sullo schermo (problema oltretutto mai risolto). Problemi ancor più importanti sulle postazioni di Tekken 7 dove l’audio non era funzionante e molto spesso questo ha costretto i giocatori a giocare senza l’ausilio di cuffie. La partita con la Svezia si è quindi conclusa con il risultato di 16-8 in favore dei giocatori nordici.
Giorno 4: Eliminazione azzurra
Nemmeno una buona prestazione con la formazione cinese è riuscita a salvare gli azzurri dall’eliminazione ai gironi di Counter Strike: Global Offensive.

L’Italia è stata quindi eliminata ufficialmente dal 9° eSports World Championship di Busan. La nazionale Fastweb ha comunque concluso il suo percorso vincendo contro il Taiwan nell’unica partita trasmessa in diretta streaming dalla federazione. A fine giornata, mentre ero in sala stampa intento a scrivere il comunicato del giorno precedente da inviare ai colleghi in Italia è avvenuto un vero e proprio fattaccio. Vengo infatti avvicinato da un agente della IeSF che mi intima di cancellare questa foto e di sostituirla con un’altra.

Il motivo che mi viene spiegato è raggelante:”Abbiamo tolto il terrorista (in realtà è un CT) di fianco alla bandiera di Israele”.

La foto sparisce da tutti i social della IeSF nel giro di poche ore ma il danno resta, compreso anche il fatto che per tutta la durata della cerimonia di apertura, questa incresciosa immagine è rimasta in primo piano e questo errore inquietante da parte della federazione avrebbe potuto portare a conseguenze enormi.
Giorno 5: Si conclude Tekken 7
L’11 novembre 2017 si è ufficialmente concluso il torneo di Tekken 7 del 9° eSports World Championship di Busan.

Il torneo del popolare picchiaduro giapponese ha fatto divertire il pubblico presente e la finale vinta dal giocatore filippino PBE.Doujin contro la Thailandia ha messo in mostra un gioco a tratti davvero clamoroso.

Il Main stage è stato dunque ad uso esclusivo dei giocatori di Tekken 7 che a partire dai quarti di finale si sono susseguiti sul palco per giocare i loro incontri. Bisogna ammettere che le finali sono state particolarmente apprezzate e la qualità audio/video è stata veramente molto soddisfacente nonostante il pubblico non sia stato numeroso e presente a sufficienza. La nazionale azzurra ha invece avuto modo di visitare la città di Busan.
Giorno 6: League of legends e CS:GO chiudono il mondiale
Con le finali di Counter Strike: Global Offensive e League of legends vinte rispettivamente da Russia e Corea del Sud si sono ufficialmente concluse le gare del 9° eSports World Championship di Busan.

La conseguente cerimonia di chiusura che ha avuto anche la presenza del segretario generale della International eSports Federation Alex Lim, ha visto incoronare la formazione ospitante (Corea del Sud) come Campione del mondo di questo 9° eSports World Championship. E’ avvenuto inoltre anche un vero e proprio passaggio di consegne con la Cina Taipei che ospiterà il mondiale del prossimo anno.
Giorno 7: A spasso per Busan
Il 13 novembre, ultimo giorno della spedizione azzurra a Busan, abbiamo avuto modo di visitare parte della città e di recuperare qualche souvenir.

Dal punto di vista turistico la seconda metropoli della Corea dl Sud non ha da offrire molto se non il più grande centro commerciale che abbia mai visto;

Una torre alta circa 120 metri simile a quella dell’Alexanderplatz a Berlino e il porto che è qualcosa di veramente spettacolare e suggestivo.

Giorno 8: Nuovo viaggio della speranza
Il 14 novembre abbiamo raggiunto, intorno alle 5:00 del mattino, l’aeroporto di Busan dove abbiamo preso un nuovo aereo alla volta di Hong Kong.

L’attesa nella città autonoma cinese è durata appena altre 15 ore che ho passato personalmente, pagato fior di quattrini (ben spesi), all’interno di un lounge nell’aeroporto. Gli atleti sono invece andati in un albergo in città dove “hanno visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare”, almeno prendendo come veritieri i racconti ed i video che sono in mio possesso. Il fatto di essere nel lounge dell’aeroporto mi ha permesso letteralmente di ricaricare le pile e in confronto all’andata l’attesa è stata sicuramente più dolce e piacevole.
Giorno 9: Welcome back Italy

Quando si torna in Italia dopo 14 ore di volo a darti il benvenuto non è il calore degli italiani ma semplicemente la lentezza nel riconsegnarti i bagagli che fortunatamente sono tornati tutti integri. Sufficientemente stanco ho ripreso poi il treno per Roma intorno alle 11:30 e sono tornato alla base per le 15:00.
Considerazioni finali
Asia: Questo è un continente davvero strano, completamente diverso da tutto quello che potremmo immaginare alla partenza e sufficientemente lontano da qualsivoglia standard occidentale.

Bisogna oltretutto ammettere che io ho visto un’Asia meticcia, non pura e forse questo mi ha salvato da considerazioni ben più dure.

Tuttavia il mondo asiatico l’ho trovato comunque sporco ma al tempo stesso sufficientemente affascinante.

Quando si decide di andare in questo continente bisogna essere consapevoli di doversi adattare a condizioni anche estreme che tuttavia, alle popolazioni locali, appaiono decisamente normali. Voto: 7
Cucina: Malissimo, tanti piatti lontani dal mio modo di concepire una cucina che è troppo occidentale.

La cucina asiatica è un mix di spezie a tratti nauseabondo e mentre ci si immerge nelle vie delle città si è avvolti e circondati da questi odori, spesso fastidiosi, sopratutto nei primi giorni di ambientamento.

Il gusto delle pietanze è gradevole se preso singolarmente ma sono le spezie a rendere tutto, peperoncino in primis, davvero immangiabile il più delle volte. Il pollo fritto, prima bollito e poi panato e fritto è commestibile ma sicuramente non salutare e non sufficiente a sopperire alla mancanza di tanti altri cibi occidentali. Buonissimo il Ramen artigianale, nulla a che vedere con le pietanze in scatola che vengono importante nel nostro paese e spacciate per prodotti succulenti. Oltretutto per cultura gli asiatici bevono alcolici come se fossero acqua, un vero problema per un’astemio completo, per necessità e salute, come il sottoscritto. Ci vuole grande spirito di adattamento, enorme spirito di adattamento quando si affronta la cucina asiatica. Voto: 5
IeSF: Siamo giunti alla 9° edizione del campionato del mondo, incomprensibile come il montepremi dell’evento sia addirittura stato abbassato, così come il numero di nazioni partecipanti se paragonato all’evento in Indonesia dello scorso anno. Dal punto di vista mediatico il torneo è stato, come anche per gli anni scorsi, un disastro con lo streaming ufficiale che arrivava ad appena 500 viewers nei momenti di massima affluenza. Numeri decisamente ridicoli considerando la portata dell’evento e considerando anche il fatto che dal vivo il pubblico era sostanzialmente assente.

Il fatto di mettere l’ingresso a pagamento ha scoraggiato ulteriormente i visitatori esterni e tutto il gigantesco palco che è stato allestito è servito solo come scena di una platea sostanzialmente vuota. Penso che sia necessario cambiare rotta e farlo al più presto, sin da Taiwan che sarà la sede del prossimo mondiale. La IeSF non può accontentarsi di questo, non deve accontentarsi di questo, perchè ha la possibilità di fare tanto per gli Sport Elettronici e considerare il bilancio di questo mondiale come positivo è un vero e proprio insulto. Ottima invece la parte logistica, nonostante alcuni problemi alberghieri di checkin durante il primo giorno. Voto: 4,5
Infine bisogna ringraziare Italian e-Sports Association per l’opportunità concessa alla spedizione azzurra, gli sponsor ASUS e Fastweb che con il loro contributo hanno permesso tutto questo. Per il prossimo anno da migliorare sicuramente i voli aerei, stressanti, massacranti, folli, l’organizzazione sul luogo di gara, letteralmente ognuno andava per conto proprio e questo è sbagliato, maggiori pressioni sull’International eSports Federation, sia il primo giorno con l’albergo che durante le gare con le postazioni si sarebbero dovute presentare proteste formali. Tuttavia non mi sento di criticare ITeSPA in quanto con fondi limitati ha cercato sempre di venire incontro alle nostre esigenze.
Grazie per tutto il pesce e alla prossima avventura!