Scrivo questo articolo diverso dal solito, un articolo dal titolo volutamente polemico e provocatorio, un articolo che in breve cercherà di mettere a nudo i problemi dell’attuale sistema scolastico e ne proporrà dei miglioramenti.
Tutto questo, sarà descritto dalle esperienze di uno studente che è sufficientemente anziano da poterne parlare e che questi problemi li ha visti in prima persona e ne porta testimonianza.
Ma prima di parlare del sistema scolastico in quanto tale bisogna fare un piccolo passo indietro e iniziare a parlare del motivo per cui io vado in giro dicendo di aver raggiunto:”Il giorno della liberazione dalla Scuola“.
Quando entri dentro le mura scolastiche per la prima volta non sai a cosa vai incontro, sei piccolo e praticamente analfabeta per capire quello che sta accadendo, immediatamente si viene avvolti in una spirale: di concetti, nozioni, numeri, parole che ti allontanano da quell’ambiente puerile che avevi incontrato fino ad allora.
E siamo giunti già al primo problema, quello di un trauma infantile provocato dal passaggio dalla scuola dell’infanzia (sostanzialmente caratterizzata da elementi di didattica e psicomotricità) a quella primaria fatta: di voti, di studio, di nozioni teoriche e di numeri.
Come potete ben capire, un passaggio netto da un sistema prevalentemente ludico, ad un sistema completamente diverso basato sulla soggettività delle valutazioni e sulle nozioni da apprendere mnemonicamente non possono che essere un problema per il baldanzoso studente che viene risucchiato nel mondo scolastico tutto ad un tratto, senza nemmeno rendersene conto.
Come se non bastasse, una volta entrati si è costretti a rimanere seduti in un banco per orari disumani (il 90% delle scuola pubbliche, offre il servizio di doposcuola fino alle 16:30, di cui andrò ampiamente a parlare nel corso del mio articolo), all’interno di scuole: a dir poco fatiscenti, vecchie e con materiali didattici e di arredo di almeno venti anni prima.
Ecco, ora non mi si venga a dire che non è vero, poichè basta mettere la testa fuori di casa e basta farsi un giro all’interno anche solo di un’aula di una scuola pubblica per rendersi conto dell’effettivo disastro in cui versano gli edifici.
Immaginate se voi entraste in un negozio di vestiti poichè in vetrina avete visto degli ottimi sconti, ma questo negozio al suo interno fosse completamente distrutto o quantomeno arredato in modo confusionario, ecco il 90% di voi aprirebbe nuovamente quella porta da cui è entrato e se ne andrebbe.
Il 10% di voi, invece, capirebbe che al suo interno, nascosti tra gli arredi fatiscenti e gli scaffali divelti ci sono degli ottimi capi di abbigliamento, di marca, a poco prezzo, ed ecco fatto l’affare e questo cari lettori si chiama estero.
Sì perchè le, ormai rare, menti brillanti che il nostro paese produce ogni anno sono costrette a lavorare all’estero, poichè qui in Italia non si hanno tutele o non si hanno garanzie certe di un posto fisso oppure, e forse questo è ancora peggio, non si ha la certezza di essere pagati.
Ma torniamo indietro agli studenti che si apprestano ad iniziare il loro percorso scolastico in questa condizione di disagio traumatico appena descritto.
Immediatamente i maestri, (non me ne vogliano i pari opportunisti ma per semplici questioni di velocità di scrittura parlerò sempre al maschile, riferendomi tuttavia ad ambedue i sessi) sottopongono l’alunno ai primi test, uguali per tutti, dove andranno ad esprimere giudizi (soggettivi, il minimo dell’oggettività è dato dalle linee guida ministeriali), ma i giudizi sono utili ai fini dell’insegnamento?
Secondo me i giudizi in età infantile sono sbagliati, a nessuno piace essere giudicato, immaginate se i docenti dovessero essere giudicati annualmente, mensilmente o addirittura giornalmente, in base alle loro conoscenze o alle loro competenze, probabilmente si scatenerebbe un putiferio enorme, per ovvi motivi.
Ma allora come si può risolvere il problema dei giudizi nella scuola? Secondo me essi devono essere aboliti, almeno fino ad una età più consapevole (scuola secondaria di secondo grado) e dovrebbero essere introdotti, a quel punto, solo ed esclusivamente criteri oggettivi di verifica, lasciando da parte, quindi, la soggettività del docente.
Ma come si fa a premiare uno studente meritevole se non ci sono strumenti di verifica, atti a certificarne la bravura?
Ebbene, non posso che trovarmi d’accordo, una soluzione non c’è a questo, ma è anche vero che se viene premiato un ragazzo meritevole d’altra parte bisognerà punire chi non è altrettanto bravo e si andrà a creare un sistema interno ad ogni classe, fatto di pregiudizi e caste che porterà ad una disparità sociale che può sfociare anche in episodi molto gravi come il bullismo, ad esempio, o all’emarginazione.
Pertanto non è meglio non giudicare affatto? Tutti sarebbero sullo stesso piano ma a quel punto sarà compito del docente differenziare il lavoro in base alle esigenze di ogni bambino.
Attenzione non servono le valutazioni per capire la differenza tra due o più studenti, è ovvio, ad esempio, che se io non sono portato in matematica non posso fare un programma uguale a chi invece per quella materia è portato, semplicemente perchè uno dei due perderà interesse nella materia, stesso discorso vale per chi ha difficoltà di apprendimento, ma per fortuna a questo lo Stato ci ha già pensato.
Superato lo scoglio più grande delle valutazioni, bisogna andare a parlare delle condizioni, nelle ore pomeridiane di questi bambini e lo faccio rivolgendovi una domanda: Secondo voi un bambino di 7/8 anni può restare 8 ore fuori di casa, seduto in un banco a studiare italiano, matematica, ecc…? Io dico proprio di no, anzi è controproducente, le ore pomeridiane sono estremamente stressanti per un bambino, lo sono persino per un adulto figuriamoci per loro.
Attenzione, non dico che l’orario pomeridiano sia sbagliato, sto dicendo che lo studio nelle ore pomeridiane è sbagliato.
Nella fascia oraria che va dalle 14 alle 16:30 bisognerebbe secondo me svolgere attività didattico/ludiche, attraverso l’utilizzo di rinnovati laboratori che siano utilizzabili ed efficienti e che siano sfruttabili dal docente che deve essere in grado di usarli, molte volte le strutture ci sono ma il personale non è adeguatamente preparato per l’utilizzo e questo limita fortemente l’insegnamento.
Questo permetterebbe di ridurre sensibilmente lo stress nei bambini che sarebbero altresì incentivati e coinvolti all’apprendimento attraverso l’uso di questi strumenti interattivi.
Fortunamente gli esami per accedere alla scuola secondaria di primo grado sono stati aboliti, perchè anche di quelli sarebbe stato da parlare per tantissimo tempo.
Insomma dopo cinque anni, finalmente, si esce fuori dalla primaria e si diventa studenti della scuola secondaria di primo grado, cavolo grandissimo risultato direte voi, un upgrade degno di un robot e invece tutto resta invariato(!).
Scuola media e scuola elementare sono fondamentalmente la stessa identica cosa, cambiano due o tre materie, si sceglie la lingua in più, ma le strutture, i mezzi, i materiali, le valutazioni, rimangono le stesse e questo secondo me è molto grave.
La differenza sta nella consapevolezza di essere diventati sufficientemente grandi da capire che forse si è stati trascinati dagli eventi e che si può fare ben poco per uscirne.
La cosa più grave, tuttavia, della scuola secondaria di primo grado sono come sempre le valutazioni, appena si mette piede dentro il nuovo edificio scolastico, il professore ti viene incontro con una decina di fogli da compilare per valutare le tue conoscenze che lui chiama test d’ingresso e converrete con me che questo è assolutamente pazzesco.
La prima valutazione che ti viene data non è sulla reale attività del docente della scuola secondaria di primo grado, bensì deriva da una pregressa conoscenza che uno si porta dietro dalle elementari.
In poche parole si è di fronte ad una valutazione velata sul modo di insegnare del docente della primaria e non pensate che questo sia doppiamente grave e destabilizzante per il sistema scolastico?
Presupponendo di voler accettare solo per un momento il sistema dei giudizi, al massimo il professore dovrebbe compiere una valutazione, logicamente oggettiva, solo dopo aver fornito informazioni attraverso lezioni di spiegazione degli argomenti agli studenti e non basandosi su quello che hanno fatto gli altri.
Insomma, si inizia bene anche l’avventura nella scuola secondaria di primo grado, ma il bello deve ancora venire poichè da questo momento iniziano i problemi per gli studenti: chi a rischio bocciatura, chi per aver sbagliato indirizzo, ma sopratutto per chi svolge una attività agonistica.
La scuola nel 90% dei casi non offre una benchè minima tutela per lo studente agonista che viene equiparato al livello del gruppo classe con tutti i problemi che ne conseguono.
Questo è assolutamente un problema non trascurabile e non tollerabile, secondo me, per gli studenti agonisti bisogna fare dei programmi specifici di apprendimento, bisogna esonerarli dal sostenere alcune attività e bisogna creare un orario flessibile alle esigenze del ragazzo che altrimenti verrebbe estremamente penalizzato nei confronti dei coetanei degli altri paesi.
Mi è capitato molto spesso di conoscere ragazzi che svolgevano attività agonistica durante gli anni della scuola dell’obbligo e queste persone erano costrette dal sistema scolastico a sacrificare i propri affetti, la propria vita sociale per cercare di eccellere sia nell’una che nell’altra disciplina, quando in realtà sarebbe bastato poco per rendere tutto più semplice ed alla portata del ragazzo.
Il problema è che per lo Stato questo è un problema marginale e l’interessamento nei confronti del fenomeno è minimo ed è per questo se poi il 90% di questi ragazzi raggiunta la soglia della scuola dell’obbligo o lasciano l’attività agonistica oppure lasciano la scuola creando una forte dispersione.
Dulcis in fundo troviamo gli esami di terza media, la ciliegina sulla torta, un esame totalmente inutile, con il solo scopo di rappresentare un biglietto da visita per i docenti della scuola secondaria di secondo grado.
A questo punto non sarebbe meglio abolirli, al pari di quelli della scuola primaria, per introdurre piuttosto un progetto della durata di un mese che possa far conoscere le materie a cui andrebbe incontro il ragazzo nell’eventuale scelta successiva?
A tredici anni ti viene chiesto di scegliere per il tuo futuro, ti vengono sbattuti di fronte: liceo, istituto tecnico, commerciale, meccanico ecc… ma tu non sai nemmeno che sono tutte queste cose.
In tuo soccorso, arriva l’orientamento scolastico, altra pazzesca buffonata, ditemi voi come può una persona scegliere il percorso formativo in base alla visita di 15/20 minuti in un istituto, oppure alle parole di un docente che logicamente decanta le qualità solo positive della scuola.
Gli unici orientamenti validi sono quelli Statali che durante la mia carriera scolastica ho preso poco in considerazione ma che in realtà, col senno di poi, sarebbero stati utili.
Insomma dopo questo utilissimo esame di Stato di terza media e dopo aver scelto la scuola che più ti piace o che più ti hanno sponsorizzato e consigliato ti ritrovi nella scuola secondaria di secondo grado, cavolo un altro upgrade direte voi! Fantastico!
Invece tutto rimane uguale, cambiano come sempre due o tre materie, ma le strutture, i materiali, le valutazioni ecc…rimangono tutte paurosamente uguali.
Appena metti piede nella scuola ecco il primo, (secondo?), flashback, il professore ti viene incontro con una decina di fogli in mano da compilare per valutare le tue conoscenze che lui chiama test d’ingresso, ancora una volta viene valutato il lavoro pregresso, fatto da altri, la Storia si ripete.
Ditemi voi se questo sistema è accettabile, ma è evidentemente lecito dato che la legge lo prevede ed i professori lo utilizzano per farsi un’idea di chi hanno di fronte. Ancora una volta la soggettività nella scuola ricopre un ruolo di protagonista e questo secondo me è preoccupante.
Ma i veri problemi arrivano soltanto con il tempo, ad un certo punto infatti, verrete a contatto con una realtà diversa, con contesti sociali diversificati e soprattutto con materie inutili che nel 90% delle volte non vi piaceranno e che odierete per il resto dei prossimi cinque anni.
Ma a questo punto non è meglio fare un programma diversificato per ogni studente in stile universitario?
Ad esempio, vi piace la matematica ma non scienze o fisica? Bene togliete scienze e fisica e le sostituite, ad esempio con Storia e Francese.
Poi ditemi se la qualità dell’insegnamento non aumenterà vertiginosamente, tutti gli studenti seguiranno le lezioni con rinnovato entusiasmo, l’attenzione sarà direttamente proporzionale alla volontà di seguire quella determinata materia e finalmente sarà possibile inserire un sistema di valutazione, oggettivo, per creare un sistema meritocratico, vedrete come la maggior parte degli studenti eccellerà e questo non potrà che essere positivo.
Per farvi un esempio pratico, posso affermare che il 50% della materie ministeriali proposte dal mio corso di studi, non mi serviranno a niente per tutto il corso della mia esistenza e direi che questa cosa fa abbastanza riflettere se pensiamo che quel 50% sarebbe potuto in realtà diventare un 15% o un 10%, se ce ne fossero state altre più vicine alle mie esigenze.
Oltre alla questione materie bisogna parlare degli esami di Stato che per una volta mi trovano d’accordo, anche se bisognerebbe sempre trovare un sistema di verifica oggettivo, piuttosto che soggettivo, come quello attuale ma l’idea di fare un esame conclusivo non è sbagliata, anzi è totalmente condivisibile.
Una critica, però, va fatta e riguarda gli argomenti uguali per tutti, piuttosto io proporrei la creazione di una commissione di esame interna alla scuola che prima degli esami di Stato abbia il compito di creare una verifica basata sulle reali conoscenze dei ragazzi, utilizzando i programmi reali che ogni classe nel corso dell’anno ha svolto, vedrete come le valutazioni si alzeranno vertiginosamente.
Mi sono dilungato a lungo sull’argomento scolastico che mi sta particolarmente a cuore, spero di essere stato quanto più chiaro possibile e spero che queste mie parole possano aiutare a migliorare il sistema che in questo momento verte in uno stato di abbandono quasi totale.
Ci tengo inoltre a dire che in quindici anni di esperienza scolastica nessuno mai aveva mi aveva premiato con il massimo dei voti, in nessuna materia. All’università, dove non c’è una valutazione basata su esperienze pregresse ho avuto finalmente ciò che merito, pensate se questo fosse possibile anche durante il percorso scolastico.
Concludo dicendo che sono fiero di aver raggiunto il mio giorno della liberazione dalla scuola e invio il mio sostegno a chi ancora è bloccato in questo sistema scolastico fortemente limitativo.
Questa Scuola ti rende sufficientemente dotto da poter capire che essa non serve a niente.
Questo è un altro istante con la Storia, grazie ci vediamo domani!
Il problema di fondo sul tema della scuola è l’obiettivo che si pone. Le giovani menti vengono, come dici tu stesso, introdotte in un circuito vizioso in cui, complice anche l’inadeguatezza della classe docente, l’obiettivo passa dal sapere e saper fare all’ottenere un “buon voto”. Voti e giudizi devono esserci, ma non per premiare o punire chi ha studiato e chi no: a mio parere devono essere uno strumento per il docente per capire Quale studente ha bisogno di essere seguito di più per Quel determinato argomento in cui ha preso un voto basso. Non devono essere resi noti, se non all’interno del corpo docente. Un secondo aspetto da tenere in considerazione è sicuramente il dettaglio con cui vengono affrontati gli argomenti: a volte esagerato, a volte troppo superficiale. Si ottiene appunto una preparazione nozionistica ed assolutamente non adatta al mondo lavorativo. L’ultimo gradino dell’istruzione è l’università, che dovrebbe essere intrisa di attività professionalizzanti: ebbene sono davvero poche le facoltà in Italia che forniscono una preparazione concreta al mondo del lavoro. Siamo di circa 30 anni indietro in tutti i campi rispetto i paesi virtuosi del mondo.
Condivido pienamente, basterebbe così poco per cambiare le cose, evidentemente cambiare non è conveniente a chi comanda.